CIVITA

CIVITA

A 450 m s.l.m., all’interno della riserva naturale Gole del Raganello e nel cuore del Parco nazionale del Pollino, è tra le storiche comunità albanesi d’Italia (arbëreshët), non lontana dalle sorelle Ejanina e Frascineto.

La vallata in cui sorge è circondata da montagne boscose, dove arrivano i riflessi azzurri del mare Ionio, che s’intravede all’orizzonte.
Detta “il paese tra le rocce”, così definita per le immense montagne verdi che circondano la sua vallata, o Il paese del Ponte del Diavolo, per via del suo antico e caratteristico ponte medievale in pietra, i suoi paesaggi sono tra i più particolari della Calabria, che ricordano i panorami d’origine degli albanesi qui insediatosi nel XV secolo per fuggire dalle persecuzioni turche.
Essa custodisce ancora oggi l’identità e le antiche tradizioni del popolo albanese, come la lingua, il rito religioso e i costumi tradizionali.
Fa parte de I borghi più belli d’Italia e della Bandiera Arancione.
Posto prevalentemente in zona collinare, si trova nel Nord-Est della Calabria, affacciato sul mar Ionio. Situato in un altopiano a strapiombo, sulle strettissime gole del fiume Raganello, è la porta di accesso privilegiata al Parco nazionale del Pollino per i visitatori provenienti da Puglia, Calabria e Sicilia.

civita

Monumenti e luoghi d'interesse

Civita è uno degli insediamenti meglio conservati della Calabria interna, caratterizzato da una struttura urbanistica fatta di viuzze e slarghi che si intersecano le une negli altri. Questa struttura – presente nei tre principali rioni, Sant’Antonio (il più antico), piazza e Magazzeno – si chiama in albanese gjitonia, traducibile con vicinato. Essa ha un significato urbanistico e nello stesso tempo è il nucleo base dell’organizzazione sociale. Rappresenta infatti la porzione più piccola del tessuto urbano, costituita da una piazzetta nella quale confluiscono i vicoli, circondata da edifici: di solito una casa signorile intorno alla quale sono stati sovrapposti altri nuclei minori che occupano l’intero spazio. Qui ci si riunisce a conversare, a ricamare, ci si parla dal galti, il ballatoio davanti alla porta d’ingresso. La gjitonia è dunque una pratica sociale: come lo sheshi, lo slargo più grande che raccoglie la gente della gjitonia nel tempo libero, dove ad esempio s’improvvisano i canti corali tra donne e che in genere porta il nome della persona che vi abita.

I comignoli

Caratteristici di Civita sono i comignoli e le “case parlanti”. I comignoli sono quasi delle opere d’arte.

Non si sa con precisione quando sia cominciata l’usanza di innalzare comignoli imponenti e dalle forme capricciose, diversi per ogni casa e secondo l’estro del mastro muratore.

Il comignolo era come la firma per una nuova casa, di cui diventava il totem, con la funzione non solo di aspirare il fumo dai camini, ma anche di tenere lontano gli spiriti maligni.

Sono una cinquantina i comignoli storici, costruiti probabilmente tra fine Seicento e inizio Novecento.

Le case Kodra

Le case Kodra sono delle curiose casette dal volto umano che animano e colorano il borgo di Civita. Sono state costruite tra il 1600 e il 1700 e sono rimaste quasi tutte intatte, nonostante il passare del tempo. Hanno qualcosa in più delle semplici mura, ad osservarle bene è come se ti parlassero. Ma ti stupiscono anche con le loro buffe espressioni. Hanno piccole finestrelle che sembrano occhi, canne fumarie che sembrano nasi e porte che fanno strane smorfie, che rappresentano la bocca.

Eppure hanno i loro difetti, a qualcuna manca il naso o addirittura ce l’ha storto. Qualcuna ha una bocca più grande, altre ce l’hanno più piccola.
Queste abitazioni ricordano lo stile del famoso pittore postcubista albanese Ibrahim Kodra e per questo motivo il nome dato di “Case Kodra”.
Il pittore, amico di Picasso, visitò Civita negli anni ’90.
Le case Kodra sono un po’ nascoste e difficilmente visibili, devi farci un po’ l’occhio ed osservare ogni casa attentamente, perché puo’ sfuggirti.

Scritti tratti da #wikipedia e #pennainviaggio.com

Civita: il Borgo

Architetture religiose​

Nel centro storico, oltre alla cappella di Sant’Antonio e a quella cinquecentesca di Santa Maria della Consolazione, è presente la parrocchia di Santa Maria Assunta (in Foto), costruita in stile barocco nella seconda metà del XVI secolo. L’impianto è orientale: guarda verso il sorgere del sole e reca i simboli e le forme della teologia bizantina (l’iconostasi, l’altare quadrato, le icone e gli affreschi). Qui si celebra la liturgia bizantina in lingua albanese, perché gli albanesi stabilitisi in Italia hanno portato con se la fede della Madreterra. Interessante è un organo Settecentesco ai lati del coro, sono da vedere le cappelle della Consolazione e di Sant’Antonio, del XVI secolo. Le icone del Cristo Pantokràtor e della Vergine Odigitria sono state dipinte dall’italo-albanese Alfonso Caccese, quelle delle dodici feste dell’anno liturgico sono giunte da Atene.

Galleria Fotografica

Civita: il Borgo
Civita: Le Gole del Raganello e Sport Estremi

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